La campana di Riace

In un paese come l’Italia in cui un partito al governo può restituire cinquanta milioni di maltolto alle casse pubbliche in ottanta comode rate, in una regione come la Calabria che non smette di essere massacrata da pratiche amministrative criminali di ogni genere, accade che il sindaco di un piccolo paese diventato in mezzo mondo simbolo dell’accoglienza ai migranti venga arrestato per aver aiutato una nigeriana senza permesso di soggiorno a sposarsi con un residente in modo da non essere rispedita a casa, e per aver agevolato due cooperative nell’assegnazione della raccolta dei rifiuti in modo da impiegare i migranti in questo lavoro utile a tutta la comunità.

Dopodiché accade anche, prevedibilmente, che il ministro degli interni, che al momento del proprio insediamento a quel sindaco aveva esplicitamente dichiarato guerra, gongoli con un tweet contro “i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati”; e un po’ – solo un po’ – meno prevedibilmente che il suo sottosegretario rivendichi sul “blog delle stelle” di avere azzerato il 5 agosto scorso i finanziamenti a favore di quel sindaco, iscrivendolo d’ufficio al “business dell’immigrazione” e al “sistema criminale” che secondo lui ne beneficia: a definitiva smentita di quanti vogliono ancora sperare in una tensione fra le politiche sovraniste e razziste della Lega e quelle sovraniste e populiste dei cinquestelle.

Fonte: internazionale.it

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